In questo periodo estivo i mezzi pubblici fanno schifo. Tutti i mezzi pubblici. In particolare fanno schifo i treni. Io sono una pendolare dall’età di 13 anni, cioè da quando ho iniziato le superiori, e con i mezzi, e i treni, ho una certa familiarità, e quindi li mal sopporto come si mal sopportano certi parenti che non puoi proprio evitare, ma che potendo… Quelli che ti mettono in imbarazzo in pubblico. Quelli lì.
Quest’anno, poi, fanno anche più schifo, perché stanno accumulando ritardi su ritardi, contribuendo a devastare le già poco rosee giornate lavorative.
Ma voi mi direte: cosa cazzo c’entra tutto ciò con il nerd? Arrivo… sto prendendola da lontano perché ho il vago timore che ‘sto giro, troverò più sostenitori del suo punto di vista che del mio. E questo mi fa venire il nervoso.
Come ho già avuto modo di dire, il profilo del nerd in questione non ha a che fare solo con la sua propensione alle cose da nerd (o geek, tipo la tecnologia, o le serie o il lego), ma c’entra con LO SCHEMA. Lo schema è vita. Come la lista. Che poi è una forma di schema. Vabbè, mi fermo qui che poi mi si arriccia il cervello…
Lo schema si applica a tutto, e tutto deve avere uno schema. E quindi le sue regole. Le stramaledette, vacche regole.
Normalmente lui prende il treno presto, la mattina. Io prendo quello successivo. E questo è lo schema. Ma succede che ieri mattina il suo treno fa ritardo.Chiaramente non mi dice niente, perché c’è sempre la speranza che il treno arrivi prima di me, e questa perturbazione nella Forza non abbia alcuna ripercussione sugli eventi successivi. Ma ciò non accade. E finisce che prendiamo lo stesso treno.
Io, che sono una brava nerdwife, le regole del treno le so. Sul treno lui legge i tweet, la sua rassegna stampa, le pubblicazioni di settore (di sa il cazzo cosa) e non va disturbato.
“Amore, a che ora torni questa sera?” è disturbare. Lo so. E vado serena.
Ma, non so come, non avevano mai affrontato le regole della Metro. Avevamo già preso la Metro, e quindi ero serena. Ma SBAGLIAVO! Non avevo mai preso la metro “del lavoro”! Quella è una Metro speciale, con regole sue, con regole CHE HANNO UN NOME!
Eccole:
- NO FLY ZONE: E’ la regola dello “stammi giù da dosso!”, “non toccarmi”, “ti odio”, “morite tutti”. E questa non devo neanche spiegarla, immagino. Un po’ mi ha fatto girare il culo il fatto di essere compresa fra le persone che non sono ammesse nella ‘no fly zone’, perché nessuno entra nella ‘ no fly zone’. Sto meditando la vendetta. Sicuro.
- LA REGOLA DELLE 4 FERMATE: ogni cambiamento di stato deve avvenire ad almeno 4 fermate dall’arrivo, altrimenti è senza senso. Sei in piedi e si libera un posto? Mancano più di 4 fermate? Se si, puoi sederti; se no, no. Certo, considerando che io mi siedo anche se mancano 30 secondi all’arrivo, direi che mi sembra la cazzata del secolo. Ma lui no. Stoico. Ligio.
- MAI PIU’ DI UN UMANO: ammettendo che il posto si liberi a 8 fermate dall’arrivo, l’operazione di seduta deve soddisfare la legge successiva: “il posto libero è in cima alla fila? siamo certi che non entrerò in contatto con più di un umano?” Se la risposta è si, ci si siede, altrimenti, anche se tutto è libero ma i posti alle estremità delle panchine sono pieni, si sta in piedi.
E QUESTE SONO SOLO LE REGOLE DELLA METRO VERDE, NELL’ORA ‘DEL LAVORO’.
“Amore, ma le regole della metro rossa?”.
“Non ho abbastanza elementi per fissare le regole della metro rossa”, risponde. E fine della spiegazione.
“E la Lilla?”, provo ad andare avanti io.
“La Lilla è automatica”. Punto. E’ come dire che è di un’altra categoria… che gli umani sono dei fastidi necessari, ma l’automaticità (parola inventata adesso) della linea la rende perfetta e accettabile.
E ora un breve punto su come prendo la metro io, di solito.
Entro. Attraverso tutto il vagone, per vedere se c’è un posto OVUNQUE. Chiaramente, nel farlo, inciampo in borse, chiedo “permesso” 30 volte, e dribblo 6 passeggini, facendo anche le faccine ai bambini che ci sono dentro. Se trovo posto, mi lancio e mi capita di sbagliare la mira finendo in braccio a uno dei due umani laterali. “Scuuuuusi, oddio… mi dispiace… “. Regolare.
Se non trovo posto, mi attacco alle maniglie, ma mi distraggo perché cerco il libro, le chiavi, il telefono, o whatever, e le lascio andare, finendo di nuovo in braccio a chiunque, io e le infinite borse con le quali mi muovo ogni giorno.
A volte, sono talmente attenta a cercare un posto per sedermi, che mi dimentico le fermate e le salto.
Anche io non amo particolarmente gli umani, ma adoro sedermi in mezzo a due di loro, perché così ho due telefoni su cui sbirciare. E se ogni tanto non mi scappasse da ridere per quello che vedo, credo che non si accorgerebbero neanche del fatto che lo sto facendo. Una volta ho finito per giocare a “Two dots” con il tipo di fianco… io il livello l’avevo già passato… potevo aiutare…
Adesso che ci ragiono, forse è per questo che il mio nerd fa finta di non conoscermi in Metro. Mi sa che sto giro ha ragione lui.
ps: La foto dell’articolo è vera e l’ho fatta io sul regionale da Pisa a Milano. Questa signora, in fatto di regole, NON HA NIENTE DA IMPARARE DA NESSUNO.
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Mi stavo giusto chiedendo della Tizia… ora, con la mia mascherina facciale nella stagione influenzale, mi sento un po’ meno strana 😀
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😂😂😂
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