Sono lì in ufficio bella tranquilla, e un ragazzo che lavora con me, sapendo della mia situazione nerdica, fa il carino e mi fa una semplice domanda: “Ma hai visto che poi quello di Space X è riuscito a far tornare indietro i razzi…?”.
Io smetto di scrivere e prendo un respiro. E’ un momento difficile. Se mi fa questa domanda, significa che vorrebbe una risposta, ma non so se sia pronto alla risposta che gli darei. Forse lui vuole una cosa normale, cioè una risposta media… qualcosa sul genere: “Eh, si… figata!”. Ma io, una risposta così, non ce l’ho.
E’ davvero il caso di rispondere la verità? E’ davvero il caso di dirgli quello che Elon Musk significa per la mia famiglia? E’ davvero il caso di fargli sapere che da noi, Elon, è uno fra i tre argomenti più frequenti? E che se la gioca con altra roba tosta, tipo il Jobs Theater, e la nuova fabbrica Tesla aperta in Cina… ah, no, la fabbrica Tesla è ancora Elon… niente…
Davvero voglio fargli sapere che anche il nerd beta, che ha 11 anni, padroneggia il personaggio di Musk alla grandissima e forse pensa che lui sia un amico di twitter del papo? Come, per altro io da piccola pensavo che Giacinto Facchetti fosse un cugino che vedevamo poco… ma questa è un’altra storia…
E’ davvero il caso di raccontargli cosa succede da me quando Elon lancia un Falcon 9? (Leggetelo Falcon Nine anche nel cervello, perché Lui vi sente. Non Elon, il mio nerd.)
Dovreste esserci. E’ persino commovente. A casa mia, i lanci dei Falcon sono scritti sul calendario (non quello di carta, chiaramente), e non si perdono per nessuna cazzo di ragione al mondo. Funziona un po’ come per il keynote. Ma quasi più mistico, perché alla fine si parla sempre di cose che vanno in cielo.
Quando arriva il giorno e l’ora del lancio, cala un silenzio surreale in casa, e in cucina parte la diretta streaming. Ogni volta è un po’ come se fosse la prima volta: lui si accovaccia davanti al video e aspetta. La vocina gracchiante del ground control dà lo stato della missione, e il nerd trema. “Se non è tutto a posto Elon ferma tutto”. C’è della venerazione nelle sue parole. E io non posso fare altro che sperare che sia tutto a posto. Perché se putacaso mi fanno abortire la missione, succede un casino. Nel senso che mi va in down e mi tocca prendere il pollo come per il keynote. E ultimamente il pollo ha stufato.
Da un po’ mi sono trovata a pregare perché il Falcon trasporti satelliti spia. Pensate un po’ come sono messa. Si, perché quando il Falcon trasporta materiale “normale”, le camere di controllo seguono TUTTO IL PORCO GIUDA di percorso: da una parte quello della navicella fino a quando il razzo apre le braccine e fa staccare il satellite che sta trasportando, e dall’altra parte quello del razzo che rientra alla base. Invece, se il lancio prevede materiale “sensibile”, mi ciuccio solo la parte del rientro che, diciamolo, si regge moooolto meglio.
La procedura di rientro funziona così. Il razzo sgancia quello che deve sganciare e inizia a posizionarsi per il ritorno. Fa un giro largo e poi si mette a culo in giù (più o meno), accende i razzi che contrastano la caduta, e a un certo punto apre le sue quattro gambine e si mette dritto per centrare la X di SpaceX, o almeno questo è quello che penso io quando lo guardo.
Il mio nerd, invece vede tutta un’altra storia. Lui vede la ‘Stage Separation’, il ‘Deploy’ che è quando sgancia, e poi la ‘Flip Maneuver’ quando si gira, la ‘Entry Burn’, e alla fine il ‘Vertical landing’ su una delle piattaforme di atterraggio. Che hanno dei nomi pazzeschi, btw, tipo “Just read the instructions”.

E solo dopo che il razzo ha messo il suo culone giù sulla terra, e tutti sono sereni che sia andato tutto bene (tutti a SpaceX, chiaramente, Elon compreso), a casa mia si può ricominciare a vivere una vita normale. Cioè, prima ci sarebbe il momento ‘occhio lucido’, e poi si può ricominciare a vivere la vita normale.
Mi sono limitata a raccontare dei Falcon.
E ho tralasciato Marte. No, dico. Ho tralasciato MARTE. Che se apro il capitolo di Marte, poi mi tocca parlare del Big Fucking Rocket, e non finiamo più…
Il fatto è che in ufficio il ragazzo stava ancora aspettando una riposta.
“Si, ho visto…” dico, e ricomincio a scrivere. Non posso farlo… non posso proprio farlo… non posso dirgli la mia verità…
PS: se resistete fino alla fine dello streaming del lancio, per le nerdwife c’e un bonus. Gli ingegneri aerospaziali di SpaceX sembrano modelli della Compagnia delle Indie. Poi chiamateli ancora geek, se ci riuscite…
PS2: Ok, un po’ anche io vorrei che Elon mi adottasse. Confessione: per la maturità ho portato una tesina sul processo di terraformazione di Marte. Era l’anno della Grande Inter. Era il millennio scorso. Il mio nerd non c’entrava niente. Elon, adottami!