“Bad job, Nerdwife…”, ovvero come non aver imparato niente sul Natale nerd.

Lo sapevo che finiva così: predico bene e razzolo male. Anzi, malissimo. E questa volta sono stata una nerdwife pessima, perché non sono riuscita a trovare le frasine di circostanza di cui avevo tanto parlato. Non ce l’ho fatta. Sono rimasta come un tonno davanti alla scatola. A lungo. Troppo a lungo. E lui si è accorto. E ci è rimasto male. E io mi sono sentita in colpa. “Bad job, nerdwife… bad job!”

MA VOLEVO VEDERE VOI!!!

 

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dai! cos’è? su, che mi fate i fighi DOPO… cos’è?

Insomma succede che, come sempre, la mattina di Natale non si fa colazione se prima non si aprono i regali. Quest’anno è un anno strano: casa in ristrutturazione, spese, casini vari, e quindi i regali potevano essere ‘light’. Io mi ero preparata con le mie “Donne della Nasa” di Lego, che va a botta sicura. Ma lui voleva che fossi io ad aprire per prima.

E’ sempre così. Quando fai la spavalda, poi è la volta che scivoli… insomma la prendi in quel posto! Come quando corro. Quando esco tutta tronfia per il fatto di essermi allenata e aver fatto tutto per benino, è la volta che torno a casa stravolta e con i polmoni in mano. Poi capita quella volta che corri “buttandola via”, e torni a casa con il personal best.

Io ho fatto la stessa cosa questa volta. Credo di essere stata un po’ troppo sicura di me… scrivo il blog, mi chiedono consigli, sono quella che ormai ha un po’ il suo personaggio, so come gestire la situazione… insomma un bel cazzo.

Strappo la prima parte di carta, che casualmente corrisponde alla parte bassa della scatola, dove ci sono le iconcine, e quasi lui mi mette il broncetto perché, secondo lui,  il gioco diventa troppo facile… “Uffi, così si capisce subito… è tutto scritto…”.

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Si… è tutto scritto… io che inizio a sudare… quindi dovrei capire al volo… certo… ommadonna… cervello, dai, veloce! Roba per il computer, e su questo ci siamo… ma cosa?

Allora, in realtà nel cervello stava succedendo la seguente battaglia.

Da una parte, la nerdwife che si era messa comoda in un angolo e, con le braccia incrociate, ripeteva annoiata: “Porte… sono porte”. Dall’altra, l’ultimo brandello di femmina con i colpi di sole che si affannava a non crederci: “Magari se vado avanti a scartare si scopre che sopra c’è una scritta che mi spiega meglio… non può essere ancora una cosa per il computer… cioè, magari si… ma magari un cover carina…. un adesivo simpatico…”.

E la nerdwife va avanti: “Por-te. Porte: dì bene. PORTE”

“Ma no, dai…” risponde la bionda (che io bionda non sono stata mai, ma fa niente.) “la cosa per l’entrata strana di questo Mac me l’ha già regalata all’onomastico… non può essere ancora una cosa così… la chiavetta con il pirulino è il livello più avanzato mai raggiunto dalla mente umana… cosa può mai servirmi di più?”. “Altre porte.” risponde la Nerdwife, che nel frattempo si è seduta e ha accavallato anche le gambe, perché sta cosa viene lunga.

E intanto io vado avanti a scartare. E il tempo passa. E la frase di circostanza non esce. E lui mi guarda. E io faccio un sorriso tirato un po’ sgamante.

E lui un po’ sgama. “Non ti piace… ecco non ti piace…” dice lui, rannicchiandosi nella sua parte del letto. “No, no, no!!! Aspetta! Adesso lo apro, e mi piace… devo solo… ecco… adesso lo apro e vedi che mi piace…”

Io prego con tutte le mie forze che dentro ci sia qualcosa che possa produrre VERAMENTE una qualsiasi reazione emotiva in me, perché non ci riesco a fingere… ti prego ti prego… sii qualcosa che mi fa sorridere… sii carino… sii colorato… sii meno intelligente di quello che sei!

E alla fine, eccolo.

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Grigio. Pare che li facciano anche rosa, ma io non ho il Mac rosa. Logico, no? 🖖🏻

Porte. Tutte le porte del mondo. Tutte le porte che io conosco, almeno. Perché ho il timore che ne esistano altre e che fra un po’ mi arrivi un adattatore anche per quelle.

Calma, sorridi! Non ce la faccio… Lui che tenta di spiegare l’utilità dell’attrezzo, e io che guardo le porte. Ma che si devo fare io con tutte queste porte?

Cerco di focalizzare meglio, perché al momento vedo tutta una pappa di sigle e numeri che non mi dicono un cavolo. Insomma, cosa ci devo fare se il mio cervello funziona diversamente? ammazzatemi! Ma così non ce la faccio a capire, e improvvisamente sento un desiderio di Pandora che… no aspetta, fin lì no…

E allora il nerd supera se stesso e, con una calma che non conosce confini, si rivolge a me come fanno gli studiosi con le scimmie a cui stanno insegnando a premere il bottone per avere una mela, inizia a spiegare.

“Ti ricordi di quando dici che spesso il wifi degli uffici funziona male, oppure di quando vai nei locali di coworking e la rete va male, e tu dici che prima potevi collegare il cavo di rete e adesso no?”, io: “Si”, e lui “Bene, adesso puoi collegarlo”.

“E ti ricordi che dicevi che a volte gli altri ti passano i documenti su chiavetta e tu non hai più l’ingresso?”, io: “Si”, e lui “Bene, adesso ce l’hai”.

“E quando dicevi che non potevi scaricare la stick della macchina fotografica?”, io: “Si”, e lui “Bene, adesso puoi”.

E così via per tutte le porte. E mano a mano che lui spiega, io capisco, e alla fine mi trovo con un sorrisone e gli occhietti a stellina. “Ma allora è un regalo bello!!! Mi serviva!!!” e come una scema mi lancio in un abbraccione! Sempre così: alla fine ha ragione lui.

Mettiamola così: se adesso mi citofona Elon Musk e mi chiede di correre su perché deve connettere qualcosa a qualcos’altro, diciamo che ci sono ottime probabilità che io abbia le porte adatte!

Ecco, io resto dell’idea che rosa avrebbe fatto un altro effetto, ma è sempre la parte bionda che parla…

2 risposte a "“Bad job, Nerdwife…”, ovvero come non aver imparato niente sul Natale nerd."

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