In attesa del pacco. Ad Agosto.

Post lungo. È il 16 agosto. Va bene come risposta?

Meno male che ha smesso di fare caldo. Meno male che questa giornata è iniziata con una brezza frescolina che quasi quasi mi richiede la felpa per portare fuori il cane. Meno male, perché altrimenti organizzarmi tutte queste ore da single con la calura colombiana sarebbe stato francamente inaccettabile, e solo io e alcuni pochi altri sanno veramente quanto io possa diventare grevemente insopportabile se qualcosa diventa francamente inaccettabile. Sì, perché oggi non è una giornata normale: oggi arriva il pacco. In altre parole si potrebbe spiegare la situazione così: le persone normali vanno in vacanza e si godono la vacanza, mentre il nerd la concepisce nella misura in cui sposta l’indirizzo di consegna dei pacchi per i beta test delle sue vaccate (uso questo termine generico perché non idea di cosa stesse aspettando, e temo non lo sapesse neanche lui visto che dalla casa madre – che non posso nominare perché altrimenti credo di rischiare la pena capitale della disintegrazione – gli hanno imposto di non aprire il pacco se non dietro loro preciso permesso. E a questo punto spiegateci anche che non va bagnato e non gli si deve dare da mangiare dopo mezzanotte, così siamo più sereni tutti.)

Il pacco arriva con il corriere. Non si sa quando arriverà. In giornata. Il nerd si posiziona sul balcone e lì intende rimanere fino a che non arriverà il corriere. Immobile. Non importa che il sole, girando, finirà per arrostirgli il retro dei polpacci e le braccia. Non importa che il vento gli farà bruciare gli occhi azzurri venandoli di rosso fuoco. Non importa niente: lui starà lì ad aspettare, con gli occhi fissi sulla strada, immobile.

Io mi rompo il cazzo al minuto tre, chiaramente. “Cosa faccio? Dove vado? Faccio la spesa? Ma quando arriva? Ma non si può telefonare a sto corriere? Di solito, quando arriva?” e avanti, inesorabile, incontenibile, insopportabile persino per me stessa. Mi do fastidio da sola al punto da rendermi conto di dover uscire. Lui è lì con il mento sul davanzale. È nella bolla. Io non esisto. Ok, esco. È pieno di gente questo mondo: troverò qualcosa da fare.

Fuori fa più caldo. È la casa al mare con il balcone esposto a mare che ti frega in queste situazioni, che basta che passi dal lungomare-con-vento alla strada-interna-senza-vento che vorresti emigrare all’istante in un paese del nord. Cioè, molto a nord. Che poi, anche lì… vabbè.

Mi rendo conto di camminare in slo-mo. Mi rendo conto di fissare la gente. Mi rendo conto che alla gente non piace che io la fissi. Mi rendo conto di non riuscire a smettere di fissare la gente. Strano come sia che quando si esce in due, e si parla e ci si distrae a vicenda, non si notino le cose con così tanta rotondità. Ma da soli è più penetrante. La gente non ti passa solo accanto. La gente sembra attraversarti tipo ‘Ghost’ e lasciare un pezzettino di qualcosa di sè attaccato alla tua camicia bianca, che nel frattempo continua a svolazzare perché anche se è caldo il vento c’è. Vedo gambe grasse, molte gambe grasse, molte gambe che meriterebbero più rispetto per se stesse. Io ho le gambe grasse, lo so, e ne ho rispetto, credo. Vedo vestiti stretti, o sbagliati, o lavati troppo spesso, o comprati perché erano in offerta e siccome ho vinto al gratta e vinci ci sta che ne abbia anche uno fucsia. Vedo sandali troppo marroni e piedi troppo self confident. È colpa mia. Sono io la stronza, lo so. Io non metto i sandali. Io non sopporto i piedi in estate. Tutti. Anche quelli curati. Figuriamoci quelli che chissenefrega. Non ce la faccio. Devo entrare in un negozio. Devo uscire dalla strada.

Libreria? Libreria. E già mi pento. Se prima andavo in slo-mo, ora ho il tracking rotto. Penso a lui con il mento sul davanzale e spero che il corriere sia arrivato, almeno per uno di noi la giornata ha un senso. La libreria è vintage per definizione, ma quando sei in una libreria di provincia, si raggiunge la perfezione del viaggio nel tempo. Io capisco che la scelta di un libro, specie se non è dettata da una volontà precisa, debba essere per lo più esoterica, cioè guidata da forse astrali che, pure nel caos, dovrebbero condurti verso la meta della tua ricerca spirituale. Ma anche no. Ma allora tanto varrebbe mettere delle apposite bende per gli occhi a disposizione dei clienti, con la scritta “benda per gli occhi per clienti” che poi la indossi e lasci che il caso totale guidi la tua mano, e poi scopri che hai preso un libro di Danielle Steel che parla di una che si innamora di un fotografo e fai finta che sia un testo di fotografia. Pile di libri messi lì senza un criterio, o almeno il criterio io non l’ho capito. Forse è proprio il criterio di non avere criterio, così sei obbligato a guardare i titoli di tutti i libri in vendita e poi provare a decidere se/cosa comprare. Il tutto, lentamente. E le signore della libreria, mute. Io che ho visto un titolo in vetrina e vorrei togliermi da quella situazione di merda, ma non lo trovo nel casino che c’è. Non ci sono i generi, non sono in ordina alfabetico. Niente. Cerco disperatamente di NON andare su Amazon a cercare la versione Kindle, perché non posso sempre cavarmela così. Dove cazzo sei, libro sulla nascita dell’Universo, che poi tanto ci sono ottime probabilità che io sappia già tutto quello che c’è scritto, ma almeno evito di prendere a caso una cosa che poi mi maledico per un mese e ho speso 20 euro quando con il Kindle ne avrei spesi 9. Misericordiosamente, il libro appare dove non dovrebbe essere, ma c’è. Pago. Do la carta contactless. Mi porgono il trabiccolo per mettere il pin.

“È contactless”.

“È rotto”.

“Ah. Ok. Buongiorno”.

“Buongiorno”.

Dovevo sbattermene e andare su Amazon. Sono un’idiota. Vabbè. Almeno ho il libro, e ora farò un po’ di spesa. Cerco cose su cui focalizzare l’attenzione per non ricominciare a fissare ombelichi fasciati, e piedi. Tanti piedi.

Mi viene in soccorso Davide. Deve essere una cosa ricorrente per lui, perché in effetti l’ho conosciuto durante un soccorso. Oddio, conosciuto. Io me lo ricordo perché  ho la maledizione di ricordarmi tutto (tranne dove metto le cose in casa, ma lì ho il nerd che mi regala orpelli gps per tutto e amen), e infatti io accenno un saluto e lui non si ricorda. Davide è un vigile, o meglio membro della polizia locale come si dice adesso. È stato qualche giorno fa. E siccome mi ricordo tutto, mi ricordo che è capitato per caso che io facessi una strada nuova per tornare a casa dopo un’escursione, e da lontano ho visto un signore anziano sdraiato su un’aiuola che non stava bene. Mi sono avvicinata per aiutare, e poi è arrivato Davide. E siccome mi ricordo tutto, mi ricordo che l’Alberto, il signore che non stava bene, il 23 compie 82 anni, è di Milano e deve essere sempre stato uno simpatico e un po’ con la testa fra le nuvole. Aveva la cintura di quelle intrecciate, color sabbia, con i pantaloni sabbia e la camicia azzurrina. E anche un paio di occhiali un filo troppo Matrix per la sua età, ma deve averglieli comprati la Lina, sua moglie che in quel momento non era lì perché era andata in stazione a ritirare la valigia che avevano perso. Una coppia di scapestrati, questi ottantenni milanesi, ma Alberto era un po’ giù perché faceva caldo, ma non ci voleva andare in ospedale che faceva brutta figura. Io e Davide a farlo ridere e a dargli un po’ d’acqua mentre arrivava l’ambulanza, e mentre lui (in quanto pubblico ufficiale) e io (in quanto non mi faccio mai i cazzi miei) cercavamo nel suo borsello un indizio di dove abitasse e di un telefono da chiamare. Mi è venuto in mente un gioco televisivo che mi faceva impazzire quando ero una bambina. Era sulla Svizzera o su rai 3?.. non c’era neanche rai 3… Montecarlo? ma sa il cazzo… Era condotto da Jocelyn Hattab (che già allora era tunisino, ma mica c’erano tutte ste menate sull’immigrazione) e funzionava proprio così: il concorrente aveva una borsa a disposizione (credo vera, dimenticata da qualche parte) e doveva trovare il proprietario. Una figata assurda. Se ve lo ricordate è un problema, perché siete vecchi come me. Io sognavo che da grande avrei partecipato a quel gioco, ma chiaramente è stato cancellato. Trent’anni dopo, sono sul ciglio di un’aiuola con Davide a tentare di capire dove viva il sig. Alberto, che comunque compie 82 anni il 23 di agosto.

Davide è un bell’uomo. Specialmente ha degli occhi bellissimi. Blu, come molti uomini di mare. Secondo me corre, perché è ben fisicato e ha quel sorriso endorfinico che hanno quelli che corrono. Ma che corrono le 10k, con serenità. Dopo diventa tutto più complicato e serio. Lui mi sa di 10k. Comunque, oggi non mi ha riconosciuto, ma non mi dispiace. Anzi direi che è colpa del cappellino dei Mets che avevo durante il soccorso e che non ho tolto perché avevo i capelli di merda pieni di sudore. Senza il cappellino mi avrebbe riconosciuto. Garantito.

La spesa è stata lampo, anche perché pare che il giorno dopo Ferragosto i supermercati abbiano dichiarato lo stato di calamità, e non si trova un beneamata-quella-cosa-lì.

Torno a casa. Dal fondo della via lo vedo ancora sul balcone. Mi fa un cenno con la mano. Mi sforzo di capire se il cenno sia un semplice saluto, se sia un “ok. arrivato.”, oppure un “merda”. Mentre cammino nella stradina privata, che è sempre tutta al sole, penso solo che in ogni caso sul balcone ci sarà sempre più vento che lì da basso. E magari questo mi farà affrontare con meno nervoso il pomeriggio stile Raperonzolo in attesa del suo principe in calzoncini caki (pare arrivi con UPS).

Non so come va a finire.

Aspettiamo. Sul balcone. Con il vento.

 

 

Photo by Pope Moysuh on Unsplash

10 risposte a "In attesa del pacco. Ad Agosto."

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  1. Jocelyn quello che faceva i quiz anche in Italia (non vorrei sbagliarmi, forse anche Giochi senza frontiere con Sabani)? No? 🧐

    guidata da forse astrali:
    immagino fosse “forze”, ma il Caso sa quello che fa e anche i “forse”, astralo-cosmici, hanno il loro perché! 😉

    Piace a 1 persona

  2. Leggere i tuoi post, anche se lunghi, anzi soprattutto quelli lunghi, e sicuramente una attività simpatica e divertente, a dispetto del caldo. il problema è che ora vivremo con l’ansia di sapere cosa contiene questo benedetto pacco. Quanto tempo stimi possa passare prima di avere qualche informazione?
    Buon proseguimento di vacanza .

    Piace a 3 people

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