Quando ero piccola pensavo che quello che non mi riusciva bene in quei giorni, cioè tenere l’attenzione per tanto tempo su qualcosa, essere precisa in quello che facevo, ricordarmi in quale cassetto andava il mestolo o sapere sempre dove fosse il mio astuccio, fosse una condizione transitoria. “È perché sono piccola – mi dicevo – ai grandi non succede… vedi come sono belli precisi e seri loro? Aspetta… il tempo passerà e tu diventerai bella precisa come loro! Ti ricorderai quale sia il cassetto del mestolo, e riuscirai a stare lì concentrata per ore su quelle cose che fanno i grandi e che adesso non posso capire perché sono piccola… Ecco… Stai tranquilla…” E poi tornavo ai miei pensieri da bambina, che nel mio caso erano “…ma se quando fai la doccia la schiuma fa tutto un vortice dove c’è il buco dello scarico, e prende la forma di una galassia, non è che al centro della galassia c’è qualcosa che tira giù come lo scarico della doccia? mmm…” Non avevo nessuna idea dei buchi neri supermassicci… ero solo una bambina che stava tanto nella doccia perché lì poteva cantare male e guardare le forme strane della schiuma nello scarico.
Il fatto è che mi sbagliavo. E non mi sbagliavo sulla forma della schiuma nello scarico, ma sul fatto che da grande sarei diventata tutte quelle cose belle che vedevo negli altri. Eh no, purtroppo. Oggi non è cambiato niente: il mestolo credo che vada nel cassetto grigio di fianco al lavandino, ma non sono sicurissima. Anche adesso faccio una fatica boia a stare attenta per più di 15 minuti e sono tutto tranne che una di quelle belle persone adulte che tanto mi fanno invidia. E perché vi sto dicendo questo? Perché sta diventando evidente non imparo proprio un tubo dall’esperienza, anche da quella con il mio nerd, e sebbene siamo arrivati al nostro nono anniversario, si dà il caso che io ancora non riesca a farmi una ragione del fatto che questa cosa dei regali non la imparerò mai. E continuerò a rimanere lì come un tonno a farmi spiegare. E no, questa volta non è una cosa tecnologica. Quindi, peggio.
Mattina dell’anniversario.
“Avevamo detto regalini light, eh…” mette le mani avanti lui.
“Si, si… tranquillo…” e già mi inverso un pochino. Perché, per quanto una voglia fare quella comprensiva, non c’è come dire PRIMA che il regalo è piccolo per far girare le balle. Poi ok, lo so che il mese di dicembre è un po’ pesantino per lui, visto che in dicembre c’è Natale, ovviamente, ma anche l’anniversario e il mio compleanno, a cui quest’anno è stato aggiunto un regalo aggiuntivo come premio post operatorio (Tutto ok.) Ciò non di meno, mi stavo inversando (per i non lombardi sta per “arrabbiando”. Era chiaro? Allora bon).
Al che, lui fa il gesto plastico di porgere un sacchettino di velluto, di quelli che contengono piccoli gioielli. Attenzione!
Qui c’è un bel twist di trama… vuoi vedere che questa volta mi arriva con il sorpresone? Cioè, in realtà mi sembra un po’ difficile a causa della sua idiosincrasia per i numeri “non tondi” e quindi un regalo importante in occasione dell’anniversario numero 9 è altamente improbabile. Tuttavia…. e apro.
Allora… braccialetto è un braccialetto…. non brilla niente e non ci sono pendaglini carini… respiro… Ve lo racconto: è un braccialetto di quelli ipersemplici, con tante palline colorate che lo compongono e che, continuando ad osservarlo (con l’espressione che fa il mio cane quando sente un rumore che non lo convince), alla lunga iniziano a prendere un senso.
C’è una palla gialla centrale, una palla sul blu, una palla sul rosso, una palla sempre blu ma più screziata… aspetta un momento… io queste forme palline le riconosco…”Ma è il sistema solare?” Chiedo io con un punto di domanda in faccia.
“Si… è il braccialetto del sistema solare. Ti piace?”.
Dì di sì! Dì di sì e salvati!!!
“Sì, certo… bello!!!” rispondo io. Non sono molto convincente… credo mi abbia sgamata, ma sta abbozzando…
Io continuo a guardare il regalo per convincermi, e mentre lo guardo capisco che qualcosa non mi sta tornando.
“Bello è bello, ok… grazie… ma scusa… qui c’è qualcosa che non torna…”
“Perché? – mi chiede lui – è il sistema solare, no? Le palline colorate sono i pianeti e quelle neutre servono solo per distanziare… cosa c’è che non torna?”
E io, con la faccia di quella che da piccola nella doccia guardava lo scarico a forma di galassia e quindi non mi freghi, inizio a fare le pulci.
“Si, ok… ma scusa… non dovrebbero essere in ordine le palline? Dici che le hanno messe a caso? Mi sembra strano… – e mi rigiro il braccialetto fra le mani – Cioè, se assumiamo che la palla gialla grossa è il sole, non mi torna più niente! Intanto dovrebbe essere mooooolto più grande, ma vabè… e poi scusa… Se la palla rossa è Marte e quella azzurra è la Terra dovrebbero essere una di seguito all’altra…”
“E lo sono” – risponde lui.
“Si ok, e infatti dopo c’è la palla ancora più grande con la macchia a forma di cappuccino che è Giove… Ok. Ma allora perché poi c’è la palla gialla grande! Cosa ci fa il sole lì????” (Ovviamente, poi vi metto la foto, così capite il mio disappunto. Ma per ora, giocate con me…)
Lui prende il braccialetto, mi guarda, e mi fa intendere che c’è qualcosa che mi sta sfuggendo.
“NO! Guarda che lo so come è fatto il Sistema Solare! Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno, e se vogliamo metterci pure Plutone mettiamocelo! Cosa c’entra il Sole a metà?! Li hanno messi a caso… te lo dico io… a caso… sicuro…”
Lui mi guarda ancora.
“Ti pare che ti regalo una cosa che è stata fatta a caso?” insiste lui.
“No, ma non è colpa tua… è solo che non torna… ” – io stizzita tipo novenne che non vuole mangiare la minestra. Ho ragione. Punto.
“Ok. Seguimi nel ragionamento, va bene?”- prosegue lui. A me manca di incrociare le braccia su petto e mettere giù il broncio, e ho fatto tutto. “Va bene. Ma ho ragione!”.
“Allora – inizia lui – Quanti sono i pianeti del Sistema Solare?”
“Dipende!!!! Conti Plutone o no? Comunque 9, con Plutone. Ma Plutone non si dovrebbe contare, quindi 8!”
“Quante palline colorate hai?” – ha la pazienza di Giobbe, e continua.
“Nove! Otto più il Sole, che è quello giallo!” e giù il broncio.
“Va bene. Ma prova a fare un ragionamento più ampio. Non dare per scontato di aver capito. Ora: se tu prendi le ellissi delle orbite e le metti tutte su un immaginario cerchio in cui le sovrapponi, cosa ne esce?”
“Ne esce un cerchio tipo il braccialetto… mi sembra evidente… ma non torna lo stesso… Il Sole è fuori posto! Come fanno a girare intorno a una cosa che è fuori posto…”. Niente. Un disastro.
“Aspetta un minuto, porco il porco!!! Seguimi! Se immaginiamo che il Sistema Solare sia un braccialetto, che gira intorno al Sole, dove posizioniamo il sole?”
Mi sto stufando. Ci siamo pure svegliati tardi e fa freddo… uffa!!!
“Il sole sta, diciamo, all’interno delle orbite dei pianeti… ovvio!!!” – rispondo io pensando di farmi un altro caffè, che fra un po’ mi serve.
“E cosa c’è all’interno delle orbite dei pianeti che noi immaginiamo sul braccialetto, proprio in questo momento?”
“Amor… hai un calo di zuccheri? C’è il mio polso! Cosa deve esserci!?!”
“Quindi, una cosa intorno a cui girano i pianeti, con una dimensione di gran lunga più ampia di quella dei pianeti stessi, e che casualmente emette calore, come lo chiami???”
Un altro anniversario così, e gli faccio anche io la wish list su Amazon… basta, mi sono rotta!
“Lo chiamo SOLE!!! Ma è nel posto sbagliato!!!” Non mi sembra difficile!!!
…però, aspetta… mi guardo il polso… guardo lui… mi guardo il polso… lui sta prendendo un foglietto… mi guardo il polso… no, ti prego… sto per sentirmi una merda per l’ennesima volta… mi allunga il foglietto.
Il foglietto è questo.

“Tu sei il Sole”, commenta lui con un sorriso.
La palla gialla è Saturno. Io sono il Sole.
E invece mi sento una merda da qui alla Luna, che tra l’altro nel braccialetto c’è e sta proprio fra la Terra e Marte.
E così resto imbambolata, muta, implorante per una dissolvenza che però nella vita reale non c’è.
Perché nella vita reale non si possono avere le dissolvenze?
Per piacere…
Photo by Alex Rosario on Unsplash
Colpita e affondata… 🪐
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🤦🏻♀️
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Ooops.
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