Io amo le cose fuori posto.
Le cose fuori posto raccontano storie.
La giornata di oggi io la celebro con un Dante fuori posto.
Perchè in un cimitero di guerra inglese, non ti aspetti di leggere su una lapide un verso di Dante.
E quando, fra tante scritte in inglese improvvisamente arriva lei, ti senti che lì c’è qualcosa che ti chiama.
Perchè Gilbert ha voluto Dante. E deve averlo amato molto perchè è stato scritto sia sulla sua tomba vera, che sta a Bordighera, sia in quella vuota che sta nella Cappella del Brighton College.
“E ‘n la sua volontade è nostra pace:”
c’è scritto. È il terzo canto del Paradiso. È il canto di Piccarda.
E continua così:
“ell’è quel mare al qual tutto si move
ciò ch’ella crïa o che natura face”.
Gilbert, il cui nome intero è Gilbert Maurice Parkinson, aveva 22 anni quando è morto, nel 1918.
È morto di polmonite. Non è morto in battaglia.
Ha preso un virus. Quello dell’influenza spagnola, ed è morto.
Gilbert era un ragazzo testardo.
Ha lasciato il college per arruolarsi anche se non aveva ancora l’età.
Giocava benissimo a calcio e si incazzava quando non lo lasciavano correre. Era un’ala destra, e pare fosse tostissimo.
Gilbert era stato ferito a Ypres, nel ’15 e avrebbe potuto fare l’addestratore in Patria, al sicuro. Ma Gilbert non era uno che stava al sicuro, e si è fatto mandare in Italia come ufficiale di collegamento sul fronte dell’Isonzo. Caporetto vi ricorda qualcosa? Ecco. Lì fa carriera, diventa Capitano e non molla. Gilbert è uno che non molla.
Poi arriva il virus. Io mi immagino l’incazzatura che gli sarà venuta quando si è ammalato. Ma lui non molla neanche lì, e quindi sù sul treno che porta i soldati agli ospedali militari.
È novembre, il novembre del 1918: la fine della guerra la senti nell’aria… sta per succedere… e lui è fra quelli che stanno per vincere.
Il treno parte da quel fronte freddo e umido e mortale e attraversa l’Italia tagliandola per il suo verso orizzontale. La pianura padana, e poi le montagne… ma dopo le montagne l’aria inizia a cambiare. Diventa più leggera, più profumata, più calda anche se è novembre… Arriva in Liguria. In fondo alla Liguria dicono che c’è una città in cui gli inglesi li amano alla follia.. ce ne sono tanti perchè lì si vive bene… ci sono tanti ospedali militari inglesi… dicono che abbiano preso gli alberghi più belli e li abbiano trasformati in ospedali… dai che si va a stare bene… dai che si va a guarire…
Gilbert arriva uno dei primi giorni di Novembre a Bordighera. Quell’aria deve avergli fatto bene, per forza… Ma il virus era un bastardo, e oggi noi sappiamo quanto bastardo possa essere un virus. La febbre non passa, la tosse aumenta, non si respira anche se l’aria è dolce, anche se il mare manda su un profumo che non vuoi dimenticare, anche se ti danno da mangiare bene.
Le signore inglesi qui sono tanto carine, e insieme alle signore italiane hanno preparato tantissimi maglioni e sciarpe per i soldati che arrivano con la febbre. Qui le signore italiane sono molto eleganti perchè non si sa mai che passeggiando per la strada ci si imbatta nella Regina Margherita che da un po’ vive nella sua villa, là a Bordighera alta.
Gilbert vorrebbe incontrarla… non lo so… questo lo invento io perchè mi piace immaginarlo scalpitante, come sempre. Forse si era fatto portare un disco per ascoltare una canzone che si cantava sempre sul fronte per farsi forza quando c’era da camminare tanto e la musica aiutava. “It’s a long Way to Tipperery, it’s a long Way to go…”.
Lui sorrideva sempre a un verso di quella canzone, quando il soldato si scusa per gli errori nella lettera… “Non è colpa mia, è colpa della penna…” E’ così un casino scrivere quando sei sul fronte con quelle mani sempre bagnate… per quello che poi ti viene la febbre…
E arriva l’11 novembre. La guerra è finita. Cazzo è finita! Ce l’abbiamo fatta tutti. Anche suo fratello William ce l’ha fatta. Dai che mi passa questa febbre di merda e poi torno a casa… dai che passa… qui passa per forza…
Gilbert muore tre giorni dopo, il 14 novembre 1918.
È sepolto nel piccolo cimitero militare inglese insieme a tante altre storie come la sua.
Sulla sua lapide c’è Dante. E oggi volevo raccontarvi di lui.
Gilbert ne sarà contento.
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Ne sarei felice. Non vedo l’ora che questa menata finisca così posso andare a Bordighera a salutarlo, insieme agli altri di cui ho trovato brandelli di storie… sapessi che emozione…
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Mi chiedevo Infatti come sei riuscita a ricostruirne la storia.
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Cercando. Sono solo piccoli pezzi sparsi in giro per il tempo. Per gli Ufficiali è un po’ più facile… quando si tratta di soldati semplici l’impresa è più ardua. Ma c’è un’infermiera… l’unica… Rachel… lei è così interessante…
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Uhh, allora aspetto…
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❤
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bella narrazione.
mi piace come hai ricostruito, e a tratti costruito ex novo, le vicende coraggiose e sfortunate di Gilbert.
ml
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Grazie infinite. Il suo commento mi rende davvero felice
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suo? suo di chi? 🙂
(dai non farmi sentire ancora più vecchio!)
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Ahahha! Sono della vecchia scuola: senza permesso sono tutti “lei”! Allora grazie! E ciao!
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